Il Corpo ci parla!

Almeno una volta nella vita ci siamo imbattuti nell’avvertire sensazioni corporee che ci rivelassero se e come muoverci verso determinate azioni o decisioni. Nulla di male se il nostro corpo è allineato alle nostre intenzioni. Ma se ciò non avviene? Se il corpo comunica altri messaggi non proprio in linea con le nostre intenzioni?

In questi momenti proviamo una “rottura” dell’automatismo e iniziamo a mettere in campo dei comportamenti e azioni non congruenti alle intenzioni o risultati che avevamo previsto.

Un esempio di come il corpo può giocare “brutti” scherzi è quando ci prepariamo per affrontare un colloquio importante: ci prepariamo uno script  ineccepibile per poi arrivare di fronte al nostro interlocutore ed iniziare ad assumere posture non idonee ad accompagnare le nostre intenzioni.

Cosa comunica il nostro corpo in questi momenti? In tali momenti il nostro fisico comunica che vuole essere ascoltato, che vuole essere “partecipe” delle decisioni prese e che è necessario un allineamento tra il nostro corpo e gli obiettivi che vogliamo conseguire.

Rendere la dimensione del corpo allineata alle altre dimensioni che investono la biologia umana, è prioritario per coloro che vogliono raggiungere prestazioni e obiettivi importanti.

Immaginate nelle prestazioni sportive quanto possa essere fondamentale una corretta disposizione corporea….ma anche e soprattutto per Leader coinvolti in ambiti professionali differenti: Politici, Manager e Imprenditori per es.

Per rendere il corpo un valido alleato degli obiettivi da raggiungere, è possibile allenarci ed allinearci assumendo la disposizione corporea più utile alla realizzazione dei risultati attesi.

Tale allenamento può entrare nella nostra quotidianità e diventare quindi un’abitudine alleata a consentirci un nuovo ed efficace modo di raggiungere la nostra felicità.

Nel Coaching Trasformazionale si ritiene il corpo un valido alleato con cui lavorare perché rappresenta una delle 3 dimensioni (emozioni, linguaggio e corpo) su cui lavorare affinché il cliente possa raggiungere un allineamento totale verso azioni focalizzate e libere da blocchi prodotti da noi stessi che possono generare una forza antagonista all’obiettivo che si vuole raggiungere.

Nel Coaching Trasformazionale Ontologico, vi è un “occhio” attento alla complessità umana e alla dimensione corporea, consentendo di essere uno degli approcci più completi, innovativi ed efficaci che esiste.

Nel Programma di Coaching Trasformazionale che inizierà il 27, 28 e 29 Ottobre prossimo in presenza a Roma, si coinvolgeranno Coach e Professionisti interessati a scoprire le tecniche e la filosofia del Coaching Trasformazionale, in una full immersion nel quale sperimenteranno su di loro le 5 disposizioni corporee e l’efficacia delle stesse nel consentire una Leadership efficace.

“Ogni parte del corpo è guidata e diretta da quel nostro potere che chiamiamo pensiero.” LUCREZIO

Pierluigi Ciocci

 

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Il cambiamento è importante…

In questo articolo voglio rispondere ad alcune domande che orbitano intorno al “cambiamento” e come può essere meglio che ognuno di noi ci si rapporti.

Sempre più spesso si sente parlare di “predisposizione al cambiamento” come un ordine che viene impartito dalla cultura odierna: non vi è progresso se non vi è cambiamento.

Ma prima di tutto, che cosa è il cambiamento? Senza dilungarci in molte spiegazioni e definizioni, il cambiamento lo sintetizzo come un processo che porta una o più componenti dell’essere umano (emotive, cognitive e corporee) da uno stato ad un altro diverso dal primo. Pertanto siamo totalmente immersi nel cambiamento e la vita stessa dell’essere umano è cambiamento: il quale è una necessità per la sopravvivenza  e che consente alla nostra psiche e al nostro spirito di fare esperienze che sono  necessarie all’evoluzione e alla crescita. 

Il cambiamento è una costante della quotidianità in tutti i suoi aspetti e spesso accade in modo improvviso ed evidente: basti pensare  alla pandemia da Covid Sars 19 oppure al conflitto Russo Ucraino che  hanno cambiato in un tempo brevissimo abitudini, comportamenti e modi di vivere.

Quindi  con il cambiamento dobbiamo farci i conti, e ci si può allenare apportando  periodici rinnovamenti nella nostra vita. Ma  perché il cambiamento è importante? Esso non  è più solo un’esigenza per competere da un punto di vista professionale ma un aspetto che va ad insistere sulla nostra capacità di “evolverci”.

Introdurre tale elemento come costante nella nostra vita, comporta la possibilità di aprirsi a nuove possibilità e apprendimenti – poter esprimere il miglior adattamento possibile affinché si arrivi a realizzare ciò che vogliamo.

In quest’ottica il cambiamento diviene una risorsa e non  solo una semplice  uscita dalla “zona di comfort” – stress e conflitto! Uscire dalla propria “zona  di comfort” ci consente di mettere in campo emozioni che coinvolgono corpo e mente: i programmi di Coaching accompagnano i leader ad allenare il corpo, le emozioni e la mente affinché il cambiamento possa essere sempre più vissuto come un opportunità ricercata invece di una “catastrofe” subita.

Siate al timone della vostra vita!

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.” (W. Churchill)

Cliccate qui per chiedere un contatto e approfondire i nostri programmi.

Pierluigi Ciocci

Coaching Skills e Psicologia per sempre amici…

Lavorare come psicologo ed essere impegnati nell’offrire il meglio di se stessi ai propri clienti, per me vuole dire anche essere impegnati in una crescita continua – acquisizione di strumenti e competenze che meglio di altre possono aiutarmi nel ruolo di supportare persone ed aziende nel passare da una cornice di disagio, problemi e malesseri verso la realizzazione di progetti di successo e di un nuovo modo di vivere: pieno e realizzativo.

Ci sono sicuramente competenze che i professionisti della relazione d’aiuto devono poter esercitare meglio di altre, tipo: ascolto, empatia, sensibilità. E i miei clienti lo sanno bene.

Ma ci sono competenze che nella mia esperienza ho trovato molto utili e strumentali nell’accompagnare persone comuni, imprenditori e leader nel delicato passaggio da uno stato di benessere acquisito grazie al sostegno come psicologo, al facilitare il pieno possesso del timone della propria vita e permettersi di decidere come essere felici!

Competenze che, in uno stato avanzato del lavoro, mi consentono di agevolare un percorso di riconoscimento e consolidamento delle dimensioni e dinamiche con cui il cliente impara o non impara ad essere felice.

Competenze e strumenti che mi consentono di traghettare il cliente verso la propria indipendenza nel padroneggiare il percorso di vita che lo può portare alla completa realizzazione. Imparare ad imparare!

Quindi, proprio come al termine di un viaggio speciale fatto con una persona speciale, utilizzo gli ultimi momenti per suggellare un rapporto nel quale si è cresciuti insieme e, riconoscendo il potenziale dell’essere umano con cui ho avuto la fortuna di condividere uno spazio di vita, accompagno il mio partner nella genuina valorizzazione del successo che si attende, partendo da una profonda convinzione: siamo nati per “vincere”!

Nel Master Coaching Skills 4 Psychologist, Psicologi, Psicoterapeuti, Counselor e Coach approfondiscono l’approccio Ontologico e Strategico con cui tratto le Coaching Skills.

Il Master offre quindi strumenti pratici ed immediatamente spendibili nella professione, affinché i clienti diventino artefici delle proprie scelte ed imparino a gestire i propri modelli di apprendimento in piena autonomia e responsabilità. Clicca qui per approfondire

“La vera moralità consiste non già nel seguire il sentiero battuto, ma nel trovare la propria strada e seguirla coraggiosamente.”  (Mahatma Gandhi)

Pierluigi Ciocci

Evoluzione personale: “fuffa” o concretezza?

Negli anni mi sono accorto che parlare di evoluzione personale ad alcune persone può risultare inusuale e piuttosto astratto. “Cosa vuol dire evoluzione personale?” – mi sento rispondere. Direi che è una domanda legittima se parliamo di un pubblico che non ha mai avuto modo di mettere in discussione i propri paradigmi in maniera strutturata per ricercare una migliore condizione di vita.

 

Ai tempi dei nostri nonni, vi erano le profonde crisi societarie (economiche, di guerra ecc..) che inducevano gli esseri umani a rivedere i loro schemi rispetto a quanto fatto fino a quel momento, per poter traguardare una condizione migliore. Oggi le “profonde crisi” sono comunque presenti ma attraversano la nostra quotidianità con una pressione e una velocità a volte insostenibile: pandemia, guerra, scelte professionali, responsabilità familiari ecc…

 

Cosi tutti i giorni ci troviamo a fornire risposte in diversi ambiti, con gli strumenti che abbiamo in quel particolare momento. Quanti di noi si trovano a fare scelte e poi a riflettere se poteva essere presa una decisione migliore per agire in modo idoneo ai nostri valori?

 

E allora mi chiedo – e vi chiedo – fare scelte per garantire la sostenibilità economica di un’azienda o dei collaboratori è fuffa o concretezza? Aiutare i propri figli a prendere le decisioni che caratterizzeranno il loro essere adulti, può essere determinata da chi siamo noi in quel momento affianco ai nostri figli o no? Essere dotato di strumenti che mi consentano di polarizzarmi verso il mio scopo, possono fare la differenza nel conseguire il successo atteso?

 

Quando si parla di dedicare energie e risorse alla propria crescita personale o evoluzione personale, significa investire sull’unica risorsa al mondo che garantisce una revenue fintanto che saremo in vita: la nostra abilità di adeguare la nostra vita ai nostri obiettivi, nonostante gli eventi critici che possono accadere durante il nostro percorso. Vuole dire investire sulla nostra capacità di agire intenzionalmente nella nostra vita in modo flessibile verso ciò che è più importante per noi. 

 

L’Evolutionary Leadership Program viene incontro a tutti coloro che credono nel proprio sviluppo personale come risorsa da nutrire e curare per agire in maniera coerente ai propri valori e aspirazioni, con l’approccio innovativo del Coaching Evolutivo® di cui sono co-ideatore. Il programma offre strumenti pratici per governare i nostri meccanismi di apprendimento e consentirci di agire la migliore disposizione utile per creare il mondo che vogliamo. 

Se ne vuoi di sapere di più clicca qui.

 

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”  (Marcel Proust)

Pierluigi Ciocci

Il Coach: cosa fa e chi è?

Non di rado mi accade che clienti e conoscenti mi chiedano cosa faccio come Coach, anche se devo ammettere che la maggior parte di loro crede di sapere cosa faccio.

“SEI IL MOTIVATORE!

“DAI I CONSIGLI GIUSTI!”

E altre leggende del genere.

In realtà non è impresa facile spiegare nel dettaglio cosa faccio e soprattuto come lo faccio. Per questo, in particolare modo quando ero all’inizio della professione, preferivo far provare il coaching alle persone piuttosto che rischiare di utilizzare sintesi semplicistiche che potessero rinforzare le convinzioni sbagliate delle persone che erano in ascolto.

Oggi mi accerto di creare uno spazio di ascolto che possa dare dignità alla curiosità espressa dall’uditore e consentirmi l’espressione di alcuni pilastri della professione.

In questo articolo proverò a fornire delle suggestioni partendo da alcune domande come:

  1. cosa deve saper fare un coach?
  2. qual è il ruolo del coach?

Ma soprattutto: chi è il coach?

In primo luogo va specificato che il coach non è un ruolo che si esprime solo con un saper fare: un coach è un coach sempre, in quanto alcune competenze si espandono ad un “saper essere”.  Il coach è un professionista che ha il ruolo di agevolare nel cliente e/o team con cui lavora, l’apprendimento di nuove e inedite modalità per raggiungere il successo atteso. Il coach è un professionista che si occupa di “come” il proprio cliente possa imparare nuove modalità per poter affrontare le sfide che si pone. Il coach deve saper accompagnare il cliente nel decidere il “cosa” sia più utile per arrivare alla realizzazione attesa. Per esempio gli strumenti, i comportamenti, le azioni ecc.

Il ruolo del coach non è quindi quello di dare delle soluzioni e neppure quello di fare un’analisi o terapia. Il coach parte dal presupposto che “l’esperto” della questione è il coachee (il cliente) e nel coaching questo presupposto è vero!

In pratica un Coach è un professionista che accompagna i propri clienti in maniera strutturata a nuove e ampliate modalità di interpretazione della realtà, lasciando piena autonomia al cliente di decidere cosa trattare (l’obiettivo o il tema) e come trattarlo.

La nostra esperienza dipende dai significati che noi gli diamo: per esempio cos’è una “bella giornata” per te? Non tutti hanno gli stessi criteri per definire una giornata “bella”! Per me una bella giornata, infatti, potrebbe essere una giornata in cui c’è il sole. Per Morticia Addams (la famosa protagonista dell’omonima famiglia), son piuttosto certo che una bella giornata potrebbe essere caratterizzata da temporali e fulmini!

I significati che noi imputiamo alla realtà ci predispongono all’azione e, in ultima analisi, ai risultati che derivano da talune azioni. Pertanto noi abbiamo risultati dipendentemente dai significati che diamo alla realtà!

Quindi dovrebbe essere ora più semplice poter accedere al ruolo del coach come colui che favorisce un nuovo modo di fornire interpretazioni alla realtà osservata e quindi accompagnare il cliente alla scoperta di nuove azioni/predisposizioni e, dunque, risultati.

Nell’esprimere questo mandato, il coach non solo deve saper “fare”, per esempio, domande che aprano scenari – ascoltare in modo “attivo” e utilizzare un linguaggio chiaro e diretto, ma anche esercitare un saper “essere” con il cliente che consenta di instaurare un canale privilegiato con lo stesso.

Quell’alchimia unica tra coach e coachee che va oltre il “detto”, ma patrimonio esclusivo della relazione di fiducia e intima tra i due. Questa è la base della partnership, è quel legame “chimico” che sintetizza un reciproco riconoscimento e stima tra le parti e che consente lo sprigionamento di energie evolutive che favoriscono passaggi importanti per il cliente da “bruco a farfalla”.

In conclusione, il coach è un esperto di relazione, un osservatore attento dei processi con i quali il cliente “funziona” nel mondo (come impara, come pensa ecc..) che integra la totalità del suo “essere umano”, il suo stile (doni, talenti, emozioni) e le competenze del coaching, al servizio del benessere del Cliente che sta seguendo!

Ognuno di noi può diventare un Coach. Non ci sono titoli propedeutici che stabiliscono dei limiti.

Questa la trovo una fantastica notizia, specialmente se combinata con la crescente divulgazione della professione attuata in primo luogo da associazioni nazionali e internazionali (ICF – AICP – SCP – EMCC per es.) che sensibilizzano il mercato nell’accertarsi che i coach abbiano degli standart professionali ed etici di elevato livello.

Inoltre le Coaching Skills contribuiscono ad una migliore qualità della vita in quanto, per usare una metafora nautica, ci consentono di avere il “timone” e conoscenza della “rotta” verso la quale vogliamo dirigerci.

Se sei interessata/o a scoprire di più sul ruolo del Coach, contattami pure e sarò lieto di poterti fornire maggiori informazioni.

“L’importante è dare felicità alle persone.” (Nelson Mandela)

Pierluigi Ciocci

AAA Cercasi Leader disperatamente!!

Mai come in questo momento sentiamo tanto la mancanza di Leader, visionari che riescano a suggestionarci strade per uscire dalle crisi che da tempo attanagliano anche l’occidente.

Ma chi è un Leader?

Parliamo di un visionario ma anche una persona che, con il suo stile, riesce ad esprimere e creare progetti finalizzati ad esprimere significati e valori condivisi da una comunità.

Pertanto un Leader guida ed ispira le persone nell’essere soggetti attivi nel mettere a disposizione il loro talento per un bene superiore, facendosi interprete di un comune desiderio.

Il Leader è soprattutto una persona che riesce ad adeguare la propria complessità mentale alla complessità che incontra all’esterno, grazie all’espressione di abilità auto-trasformative che richiedono l’allenamento di diverse Coaching Skills quali per es: ascolto attivo, rilevazione di informazioni processuali riguardanti gli interlocutori che incontra (come pensano, come imparano), adottare una visione interdipendente delle relazioni instaurate ecc.. Un approfondimento interessante su questo tema lo si può trovare nel testo “Immunità al cambiamento” (R. Kegan e L. Laskow Lahey).

L’approccio olistico e multidimensionale (Linguaggio, corpo ed emozione) con il quale è stato pensato il corso Evolutionary Leadership Program, consente ad ognuno di noi di venire in possesso delle competenze di base affinchè sia possibile allenare le Coaching skills che possono proiettare la nostra mente, corpo ed emozioni verso la nostra visione – verso relazioni di qualità – e orientarci a realizzare un mondo in cui desideriamo veramente appartenere.

Se sei vuoi allenare le tue capacità di Leadership, clicca qui per approfondimenti.

“Non c’è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento; la permanenza è un’illusione dei sensi” Eraclito

 

Pierluigi Ciocci

Perchè definire il Coaching…Evolutivo?

Quando parliamo di Coaching, parliamo di un processo che accompagna persone e gruppi di persone, nell’apprendimento (meglio dire auto-apprendimento) di modelli e paradigmi finalizzati a conseguire obiettivi concreti.

Pertanto il Coaching non è solo “glamour” ma  rappresenta ancora oggi un investimento ad alto impatto sia in ambito professionale che personale, in quanto in grado di muovere le persone verso nuovi comportamenti.

Ma il Coaching è tutto uguale? O ci sono differenze tra diversi approcci? Quando parliamo di Coaching ispirato dalle più importanti associazioni di Coaching internazionali (ICF, SCP, EMCC, AICP per esempio) parliamo di un processo e di competenze condivise che possono comunque essere veicolate con diversi approcci: ciascun approccio ha un modo proprio di esprimere tali competenze e il processo di Coaching che facilita auto- apprendimento.

L’approccio riferito al Coaching Evolutivo ®, di cui sono cofondatore, si occupa di facilitare processi di apprendimento e di generazione di risultati utili, partendo dalle “cause” interne fino alla “piattaforma” dell’essere: i nostri modelli mentali, le nostre convinzioni, i nostri valori personali, le nostre emozioni. Consentendo cosi di agevolare un percorso evolutivo (appunto) che, oltre alla performance, includa anche il benessere e l’auto-realizzazione.

Un coach evolutivo non presta dunque attenzione solo al processo di apprendimento, ma si focalizza sul modo di pensare del cliente, il modo di vedere il mondo e come dovrebbe vederlo per poter accedere alla realizzazione del proprio successo, permettendogli cosi di lavorare sulla  persona che vuole diventare per conseguire i risultati desiderati.

Spostare la visuale dal prodotto (ovvero l’effetto visibile) alla piattaforma (le cause per raggiungerlo) permette di liberarsi da false aspettativae, e di ampliare la nostra influenza: perchè il nostro essere dipende da noi. 1

In questo modo, il cliente può solo accettare la sfida che la propria immaginazione e desideri gli si pongono innanzi, ingaggiandosi in un processo evolutivo che arriva a coinvolgere la propria identità: chi voglio essere per realizzare il mio successo!

Insomma, come dice Jim Rohn “Il successo non deve essere inseguito; deve essere attratto dalla persona che diventi.”

Contattami pure per approfondire come sviluppo Leader, Aziende e Professionisti con il Coaching Evolutivo ® o semplicemente per avere informazioni sul Coaching.

Pierluigi Ciocci

 

1 Balbi V. e Mattoni D. (2019), La chiave segreta, Franco Angeli Milano

Apprendere o non apprendere: questo è il problema?

Il mondo corre veloce e la capacità di ristrutturare i propri paradigmi per le aziende è sempre piu difficile. La realtà industriale, seppur in ripresa dopo gli effetti economici drammatici che la pandemia ha lasciato, è composta da diverse realtà…per es. aziende che hanno capacità di reazione perché non debilitate economicamente e aziende che hanno capacità di reazione perché hanno da tempo coltivato i valori che gli consentono di scrivere il loro attuale presente e prossimo futuro. Cosa hanno queste ultime aziende che consente loro di resistere ai “venti di burrasca” e di essere pronte quando il miglior tempo riaffiora?

In generale le Aziende, come gli uomini, si muovono guidate da valori. I valori danno significato e condizionano le scelte, queste condizionano la nostra identità ma anche i comportamenti e le competenze da acquisire per arrivare a determinati comportamenti.Fanno parte di questi valori anche il farsi promotori di una cultura che consenta all’azienda stessa di “prepararsi al nuovo”: stimolando i propri Manager/dipendenti ad allenarsi ad apprendere e facendo in modo che il tale apprendimento faccia parte della quotidianità.

Ma come mai molte aziende pur investendo in corsi di formazione, non sono riuscite a superare la crisi?

A titolo esemplificativo e non esaustivo, necessita considerare che tra i vari presupposti dell’attuale modello di apprendimento vi è:

  • la credenza che per lo più l’apprendimento avviene fino all’età dell’adolescenza;
  • il fatto che il modello educativo è prevalentemente concentrato su cosa imparo piu che su come imparo

Questo consente l’applicazione di un modelllo di apprendimento da parte delle Aziende che pone i propri dipendenti di fronte a contenuti da imparare (e quindi non sto allenando la loro predisposizione ad imparare) e a non investire su persone di esperienza visto che l’attuale modello prevede la convinzione che l’apprendimento dopo una certa età non possa avvenire con la medesima “freschezza” applicata durante l’età scolastica. 

Questo paradigma di apprendimento sta ingessando l’evoluzione economica di Aziende e la realizzazione di persone.

L’apprendimento è continuo nella nostra vita e difficilmente si pensa a valorizzarlo all’interno della complessità umana, invece lo riduciamo nell’erogazione di aule di training dove alcuni imparano nuove nozioni e altri si annoiano…proprio come avveniva nelle aule del liceo!

Non mi soffermerò in questo momento nel dimostrare le falle dell’attuale paradigma educativo e di apprendimento, ma evidenziare cosa accade nelle realtà che allenano in maniera efficace il loro staff ad un apprendimento continuo. Le realtà che mantengono dinamico e allenato l’apprendimento, riescono a garantirsi flessibilità e freschezza nel caso in cui ci si trova a reinventare una nuova attività o creare un nuovo mercato per i propri servizi.

Approcciare al nuovo con curiosità e familiarità Vs noia e paura che tipicamente investono le persone che sono meno avvezze al nuovo.

E allora come allenare le risorse che compongono le nostre aziende, ad imparare?

Ecco alcuni modi per allenare il continuo apprendimento e predisposizione delle persone ad aprirsi con curiosità e creatività al nuovo:

  • Stimolare la creazione di gruppi di confronto: diversamente dal credo comune, l’apprendimento è comunitario e condiviso. Pertanto creare dei gruppi di confronto periodici tra colleghi, aiuta ad ampliare le prospettive e a rivedere le propria realtà con una diversa lente. Quindi creare diverse e nuove connessioni per generare diverse prospettive consentendo ad altri domini (come quello emotivo e fisico) di poter agevolare ed integrare elementi concettuali consentendo più facile accesso al mondo delle intuizioni e al pensiero divergente;
  • Consentire di Sperimentare il nuovo senza giudizio: la sperimentazione di nuove strade è stimolato da uno stato d’animo curioso, aperto e disponibile a mettere in discussione le proprie certezze. E’ piuttosto comune un atteggiamento “arroccato” di fronte alla richiesta di investimento di tempo e risorse per creare dei “laboratori di creatività” interna alle Aziende. Diversamente per esempio le OVER THE TOP difficilmente possono sposare un atteggiamento che non consenta di investire sul domani;
  • Creare le basi affinché le persone siano disposte a disimparare: ogni persona in azienda è riuscita ad ottenere il proprio status proprio grazie a quanto ha fatto fino ad oggi. Diventare la persona che si vuole per evolvere può voler dire disimparare alcuni comportamenti per inserirne di altri più coerenti all’evoluzione della risorsa. Allenare le persone a “disimparare” per dare spazio a diversi paradigmi impone un ambiente, fiducia e agreement tale da supportare le persone ad adottare nuove modalità per continuare ad avere successo nella professione;
  • Stimolare il personale nell’identificare tra le loro abitudini quelle che possono rivelarsi delle risorse utili e quelle che invece, inconsapevolmente, si rivelano degli impedimenti;
  • Stimolare le risorse nel farsi domande che sfidano l’attuale modo di pensare. Domande che mettono in discussione i paradigmi con i quali vengono portati avanti ed eseguiti i progetti. Domande che esplorano possibilità future e strade diverse da prendere nel presente;
  • Allenare le risorse alla cultura del Feedback: affinchè le persone consolidino sempre piu i loro punti di forza e colgano nei punti di miglioramento opportunità per imparare.

Investire nella capacità umana di apprendere, disimparare e reimparare ci aiuta ad aumentare la disponibilità alle opportunità che cambiano e rinforza la nostra resilienza alle inevitabili sfide che dovremo affrontare.

Il Coaching portato in azienda in maniera strategica e rispettoso della cultura che incontra, può sostenere e allenare l’ecosistema economico ad imparare e ad istillare la cultura dell’apprendimento come una processo normale, che non riguarda solo i giovani ma riguarda l’uomo e le aziende che costruisce.

Un apprendimento continuo che consente alle aziende di essere preparate all’ignoto che il domani, per sua costituzione, ci porterà.

“Super apprendimento e super preparazione ti danno l’attitudine vincente in ogni settore.”

Brian Tracy

 

Pierluigi Ciocci

Pigri, Vili o Valorosi?

“Dottore…secondo Lei è meglio che faccio Coaching o altro…?”

Spesso mi sento porre questa domanda che, oltre a denotare una poca divulgazione della differenza tra il Coaching e altre discipline, esprime una sana curiosità e disponibilità ad apprendere cosa sia e non sia Coaching e, soprattutto, come può essere d’aiuto.

In questo articolo non mi soffermerò nel definire quale siano le differenze tra Coaching e altre discipline, piuttosto cercherò di delineare alcune attitudini/capacità che un percorso di Coaching mobilita nel cliente. Questo richiede disponibilità da parte dello stesso affinchè possa arrivare a raccoglierne i benefici. Fondamentale è anche l’approccio etico del Professionista affinché possa accorgersi se il cliente vuole o meno sottoporsi a Coaching.

Dalla mia esperienza e da quella di altri colleghi e autori come Brenda Steinberg (vdr articolo Are you ready to be Caoched   scritto per HRB), possiamo estrarre 8 disposizioni che un percorso di Coaching sollecita.

Ma vediamo in sintesi quali sono questi punti:

Disponibilità nel sopportare il fastidio che può derivare dall’approcciare nuovi modi di percepire ed agire nel mondo.

Un nuovo modo di vedere la realtà, può portare paure e blocchi emotivi che il Coachee deve essere pronto ad affrontare per poter andare avanti nel suo percorso di cambiamento verso nuovi paradigmi.

Apertura a sperimentare.
Il Coaching è apprendimento e messa a terra di nuove opzioni e azioni che derivano dalle nuove consapevolezze acquisite. Provare qualcosa di nuovo significa correre dei rischi e gli esperimenti con nuovi comportamenti potrebbero non funzionare la prima volta.
 
Capacità di guardare oltre il razionale.

Il comportamento non è razionale, è guidato da emozioni come paura, rabbia e orgoglio.

Solo perché “sai” cosa fare non significa che agirai di conseguenza.
 
Disponibilità ad assumersi le proprie responsabilità: commitment.
Se si tende a dare la responsabilità dei nostri successi o insuccessi totalmente agli altri, potremmo non essere in grado di riconoscerci le nostre responsabilità.
 
Capacità di perdonare.
Questa attitudine consente la liberazione di energia utile ad evolvere. Per conseguire la piena realizzazione di noi, abbiamo bisogno di tutte le energie possibili ed essere capaci di perdonare e perdonarsi: vuol dire riuscire a “chiudere” con il passato e incanalare tutta l’energia possibile verso un nuovo modo di valorizzarsi nel mondo.
 
Autodisciplina.
Il Coaching è apprendimento e nell’imparare nuove azioni può essere necessario disimpararne altre.
 
Condividere i propri obiettivi.
Chiedere consigli con un approccio curioso e aperto verso le altrui idee e critico e costruttivo verso se stessi consente di avere ulteriori risorse per mettere in campo azioni più efficaci.
 
Disponibilità ad utilizzare il proprio coraggio.
Il coraggio di mettersi in discussione – il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort il coraggio di credere in se stessi e di scoprire che si è in grado di raggiungere la vetta della propria evoluzione per poter esprimere e mettere a disposizione dell’universo il proprio unico e inestimabile dono.
 

Quindi, cosa rende possibile che una persona decida di investire tante e tali capacità/risorse nel coaching per realizzare la propria strada?

Cosa può esserci di cosi importante nel realizzare la propria strada da giustificare anni di lavoro e sacrifici?

Le Coaching Skills consentono di accompagnare e supportare i campioni e Leaders nel raggiungere la loro vetta, attraverso un viaggio interiore alla scoperta dei propri obiettivi, dei propri valori e del senso del proprio servizio.

Se ne vuoi sapere di più, contattatami ai miei recapiti.

 “Lasciamo ai pigri e ai vili le vie piane e sicure: i valorosi salgono le vette” – L. A. Seneca

Pierluigi Ciocci

 

…notti magiche…”: conquiste sportive o…mentali?

I successi sportivi in ambito internazionale che hanno scandito le “notti magiche di un’estate…” del 2021, hanno riportato alla ribalta note epiche degli Omerici Eroi che nonostante le difficoltà incontrate, riuscivano comunque a scrivere storie a lieto fine: gli atleti delle olimpiadi (paraolimpiche e non), le nazionali di Volley e la nazionale maschile di calcio.

Ho l’impressione che tali imprese hanno evidenziato e divulgato ancora più marcatamente, il potere della nostra mente su tutto. E mentre un tempo la condizione e preparazione atletica non prevedeva un allenamento mentale strutturato, oggi sembra che le due componenti siano determinanti nella preparazione di un campione o di un Team di campioni.

Sull’onda dell’eco mediatico è ritornata in auge la figura del Mental Coach (come sembra che sia stato etichettato il Coach che applica il Coaching in ambito sportivo) provocando una discreta curiosità e interesse per questo ruolo. Ma allora chi è il Mental Coach? E in cosa si differenzia dagli altri Coach?

Faccio una premessa: il Coach non è una professione regolamentata da Albi professionali in Italia. Pertanto chiunque può definirsi Coach e può definire Coaching ciò che esprime professionalmente.

Se per Coaching ci riferiamo al modello definito dalle maggiori associazioni in Italia e nel Mondo (International Coach Federation per esempio), possiamo affermare che il Coaching, a prescindere dall’ambito in cui viene utilizzato, si occupa di come funzioniamo (agiamo con il nostro mondo interno ed esterno) e apprendiamo nel mondo.

Pertanto parliamo del processo del “come” avvengono le cose e non del “cosa” avviene. Il Coach è quindi un esperto di processo – di come funziona/apprende/si muove nel mondo il Coachee (cosi si chiamano i clienti che si sottopongono al Coaching) – e non di contenuto (esperto di sport, aziende o altro) come tende a credere l’opinione comune.

Quindi, vista cosi, l’etichetta che mettiamo prima o dopo la parola Coach assume solo un significato di “marketing” e non è detto che fornisca altre informazioni piu o meno utili al cliente.

Pertanto, rispetto alle premesse fatte, il Coach sia che si chiami Mental o altro, non è l’esperto o colui che fornisce le soluzioni, ma è colui che deve essere in grado di connettersi con le persone per ispirarle a fare del loro meglio e per aiutarle a cercare dentro di se le risorse più adeguate per apprendere un nuovo modo di guardare il mondo – nuove idee e consapevolezze – nuove azioni.

Le Coaching Skills, quando espresse al meglio, rappresentano uno strumento efficace nell’entrare in connessione al meglio con il proprio “campione” o “team di campioni” per agevolare auto-appredimento e ispirare nuove azioni valorizzandone l’autonomia nelle scelte e soluzioni da adottare.

Se ne vuoi sapere di più, contattatami pure.

“Lo Spirito Olimpico esalta e unisce in un insieme equilibrato le qualità del corpo, della mente e della volontà.” Pierre De Coubertin

Pierluigi Ciocci